Il Veneto è una Regione con sempre più over 65. In soli 10 anni, dal 2009 al 2019, la popolazione over 65 è passata in Veneto dal 19.7% del totale al 22.9%, mentre in Provincia di Vicenza dal 18.4% al 21.9%. Secondo i dati ISTAT il peso percentuale della popolazione over 65 passerà in soli 20 anni, dal 2020 al 2040, dal 23.2% al 33.1%, per cui tra vent’anni un terzo dei cittadini veneti avrà più di 65 anni.

Per far fronte ad una popolazione che cambia, in un lasso di tempo così veloce, c’è bisogno mettere in campo da un lato un piano di conciliazione vita-lavoro e di promozione della natalità, e dall’altro un piano straordinario in campo socio-sanitario di sostegno e aiuto agli anziani.

Non è accettabile, ad esempio, che ci siano ancora migliaia di anziani (e le loro famiglie) costretti a pagarsi interamente la retta perché il fondo non è ancora sufficiente. La non autosufficienza è un LEA (Livello Essenziale di Assistenza) e in quanto tale va garantito a tutti gli anziani veneti.
Ma si tratta di scelte strategiche che vanno intraprese oggi per vederne gli effetti tra dieci o vent’anni: proprio quello che la politica da troppo tempo ha smesso di fare, troppo occupata ad inseguire il “tutto e subito”.

Dentro a questo piano ci devono essere per forza questi quattro capisaldi:

–  Sviluppo dei servizi domiciliari. Dato il costante aumento della popolazione anziana è fondamentale rafforzare gli interventi di assistenza domiciliare, con l’obiettivo di aiutare e sostenere le persone nelle attività quotidiane, dai pasti alle commissioni, dal trasporto ai servizi di igienizzazione degli ambienti. In una società in cui ci saranno sempre più anziani con pochi figli e con pensioni sempre più basse, diventeranno sempre più necessarie formule di assistenza a domicilio che consentano alle persone una vita dignitosa. L’obiettivo deve essere quello di portare l’assistenza a domicilio degli anziani e non gli anziani alle strutture di assistenza;

Riforma delle IPAB. Da 20 anni la riforma delle IPAB è chiusa in un cassetto. Non è più possibile aspettare, tantissime IPAB del nostro territorio stanno soffocando tra difficoltà finanziarie e gestionali, che ovviamente si scaricano sul livello del servizio e sui costi per gli utenti. Il coronavirus ha ulteriormente complicato la situazione, per cui gli alibi sono finiti: serve una riforma che semplifichi il carico burocratico e fiscale sulle spalle delle IPAB, e che dia strumenti per rispondere alle nuove esigenze sanitarie e di assistenza all’interno delle strutture;

Piano straordinario per l’abbattimento barriere architettoniche. Serve il varo immediato di un piano straordinario di eliminazione delle barriere architettoniche, che deve essere adeguatamente finanziato: è sufficiente prendere spunto da quanto avvenuto in Emilia Romagna, per assicurare una vita autonoma non solo agli anziani ma a tutte le persone che possono avere problemi con le barriere architettoniche;

–  Piano per l’invecchiamento attivo. In una società dall’età media sempre più elevata è necessario lavorare prima di ogni altra cosa sul coinvolgimento e sul mantenimento in attività per il maggior tempo possibile della popolazione anziana: pensiamo al valore straordinario delle tantissime pensionate e dei tantissimi pensionati che tengono viva la rete del mondo del volontariato. L’invecchiamento attivo è fondamentale perché è la prima forma di prevenzione, da un lato diminuendo la necessità di accedere alle cure del servizio sociosanitario e dall’altro mantenendo coinvolta all’interno della vita sociale una componente sempre più rilevante della popolazione.

 

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